di Franco Cesati Editore
Più si parla di libri, più i libri circolano, trovano spazio, più lo fanno anche le idee.
Questo è il motivo per cui abbiamo deciso di partecipare a Firenze Libro Aperto con uno stand e le nostre pubblicazioni: perché vale sempre la pena credere nei libri e nelle persone, nei progetti culturali.
Una redazione è un po’ come una biblioteca in miniatura: spesso si lavora al proprio libro in silenzio, in una concentrazione interrotta solamente da un filo di musica di sottofondo e dal rumore della tastiera; da quello, leggerissimo delle pagine che vengono girate, della penna che scorre sul foglio. Un libro da noi arriva come un file word, si trasforma in bozza, in cianografica e in volume. E poi lo vediamo partire dentro gli scatoloni, come a volte vi abbiamo fatto vedere, verso le librerie, le case dei lettori, di cui possiamo solo immaginare i volti, se siano giovani o meno, che cosa facciano nella vita, quali siano le loro passioni e le motivazioni che li spingono ad acquistare un libro Cesati Editore.
Partecipare a una fiera del libro, e la prima della città in cui viviamo e lavoriamo, è aprire una porta, la porta della nostra biblioteca in miniatura, aprirci ai suoni, alle voci delle persone, ai loro volti, e alle loro opinioni. Anche sui nostri libri. E sul nostro stand, uno dei pochissimi “con l’anima”, come molti lo hanno definito. Alcuni sono rimasti incuriositi dall’atmosfera vintage che aleggiava tra i nostri tavoli di legno chiaro e poi solo dopo hanno scoperto che anche nostri libri hanno l’anima. Per un redattore veder sfogliare un libro a cui ha lavorato, di cui conosce le pieghe più segrete, le frasi limate, i punti critici e quelli di forza, è una grande emozione; e questa poi cresce quando nel volto delle persone nasce un sorriso nel scoprire una parola perduta del nostro dimenticatoio; quando una ragazza richiama la madre che era passata oltre per dirle che ha trovato proprio il libro che cercava; quando un uomo con gli occhiali,
afferrandone uno, dice che quello sì è un libro utile anzi, necessario, o quando una studentessa arriva diretta verso di noi come se ci stesse proprio cercando per dirci, entusiasta, che una nostra autrice è anche una sua prof. e spera di poter preparare la tesi di laurea con lei.
Una fiera del libro, per chi di carta e caratteri stampa vive ogni giorno, è un promemoria: ti ricorda perché valga la pena passare le proprie giornate a limare, a correggere. Ma anche che il libro è un testimone che i lettori si passano lungo una ideale staffetta, una rete che collega autore, redattore e perlomeno un lettore. E sicuramente un mezzo: trasporta idee, convinzioni, tesi, passioni. E queste si contagiano come un virus, ma positivo. Passeggi lungo i corridoi e ne riconosci i sintomi in tutte le persone che di solito stanno nel dietro le quinte di un libro: editori, redattori, segretari di redazione, tipografi, distributori e molti ancora. Questo esercito silenzioso di artigiani oggi è tornato al proprio posto, alla propria scrivania; noi, nella nostra biblioteca in miniatura, ai nostri fogli, al nostro fare silenzioso con un filo di malinconia ma con la consapevolezza che dall’altra parte ci sono sempre le persone.