Spiriti liberi in Svizzera. La presenza di fuorusciti italiani nella Confederazione negli anni del fascismo e del nazismo (1922-1945)


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Nella memoria storica e culturale la Svizzera è parsa per decenni, relativamente al ventennio, una sorta di “terra d’asilo sicuro”.
Le valutazioni elaborate in maniera più approfondita a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso, puntarono in genere quasi sempre più il dito accusatore contro l’allineamento e la collaborazione economica voluta dalle classi dirigenti in primo luogo con il Terzo Reich: la politica d’accoglienza ai rifugiati di rado suscitò discussioni prima della fine del secolo scorso.
Sull’atteggiamento della Svizzera nei confronti dei rifugiati politici e dei profughi, nuove risposte sono state ottenute grazie ai lavori della Commissione indipendente d’esperti Svizzera-Seconda Guerra Mondiale (meglio conosciuta come Commissione Bergier) e anche grazie alle testimonianze raccolte con l’esposizione “L’Histoire c’est moi”, basata principalmente sui racconti di 555 persone che hanno vissuto l’esperienza degli anni della seconda guerra mondiale.
A questo volume e al congresso che si è tenuto opportunamente tra la Svizzera e l’Italia è affidato il compito di un riassunto della situazione degli studi e di un’ulteriore e approfondita analisi su anni che, relativamente al comportamento della Confederazione, ancora molto hanno da dire.

Sottotitolo: Atti del Convegno Internazionale di Studi (Ascona, Centro Monte Verità-Milano, Università degli Studi, 8-9 novembre 2004)

Curatore: A cura di R. Castagnola, F. Panzera e M. Spiga

Anno: 2006

Pagine: 277

Isbn: 978-88-7667-207-1

Edizione:

Collana: Documenti d'archivio e di letteratura italiana

Numero Collana: 12