Rappresentazione e memoria
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L’idea della guerra che coronava o addirittura legittimava l’epopea risorgimentale circolava per ragioni culturali e spesso anche di tradizione familiare (è il caso di Luigi Pirandello e di molti ufficiali censiti da Adolfo Omodeo; è il caso di Carlo Emilio Gadda, che nel giugno 1916 intitolava «guerra per l’indipendenza» una sezione del suo Giornale di guerra), provocando pure, per converso, prese di distanza sdegnose. Scopo di questo libro non è certo dibattere sulla legittimità di una definizione – «“quarta” guerra d’indipendenza» – che faticherebbe ovunque a trovare consensi e che non ha mai avuto vita facile ai piani alti della storiografia: gli autori si sono piuttosto proposti di indagare, da prospettive e con sensibilità diverse, sul legame che per molti intellettuali, prima e dopo l’atteso «bagno di sangue», esisteva tra Risorgimento e Grande Guerra in termini di adesione (convinta o strumentale), di rigetto, di polemica o semplicemente di fastidio, nella convinzione che compito degli storici della cultura non sia né l’esaltazione delle differenze né la predilezione per le varie forme di continuità, ma lo studio dei nessi e delle relazioni, anche di natura simbolica.
Sottotitolo: La "quarta" guerra d'indipendenza
Curatore: A cura di Claudio Gigante
Anno: 2017
Pagine: 229
Isbn: 978-88-7667-633-8
Edizione: 8°
Collana: Resoconti di letteratura italiana