Natalie Dupré
Per un’epica del quotidiano
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Esaurito
Magris scopre Trieste, la sua città natia, solo durante gli anni di studio a Torino; è stata proprio quellassenza dei luoghi che avevano marcato la sua infanzia, a generare in lui un vago senso di nostalgia che ha proiettato il suo sguardo verso un altrove imprecisabile. Come afferma lo stesso Autore in Utopia e disincanto, senza lesperienza della frontiera non sarebbero nati molti dei suoi libri.
Questo studio si propone di analizzare non solo il concetto di frontiera in uno dei maggiori esponenti della letteratura triestina contemporanea, ma anche le modalità con cui si manifesta e i costituenti sistemici che lesperienza della frontiera irrora, invena ed irraggia nel testo. A questa concreta realtà di frontiera si ricollegano un più generale senso di mancanza di confini e il conseguente desiderio di circoscrizioni chiare. Danubio è retto proprio dalla tensione tra lurgenza dellautocircoscrizione, dellindividualità, da un lato, e il desiderio di trascendere i limiti del proprio Io dallaltro.
Alla frontiera di Magris la critica ha già dato ampio rilievo, soffermandosi soprattutto sullesperienza delle frontiere triestine nel corso dei decenni; questo studio vuole invece riflettere particolarmente sulle implicazioni semantiche che ne derivano.
Sottotitolo: La frontiera in 'Danubio' di Claudio Magris
Autore: Natalie Dupré
Anno: 2008
Pagine: 208
Isbn: 978-88-7667-353-5
Edizione: 8°
Collana: Strumenti di letteratura italiana
Numero Collana: 28