Il dimenticatoio – Dizionario delle parole perdute
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Cos’è il dimenticatoio?
È il posto in cui finiscono le parole che non usiamo più o che abbiamo dimenticato. Ne abbiamo “tirate fuori” quasi 2000: di basso uso, letterarie, con qualche incursione nelle obsolete.
Perché? Perché conoscere più parole ci permette di comunicare in modo più vario, preciso, incisivo, accattivante. E di capire un maggior numero di testi e di discorsi.
Di ogni parola spieghiamo il significato (letterale o figurato), diamo qualche esempio d’uso e una serie di sinonimi; qua e là, poi, tante notizie, approfondimenti, curiosità sull’origine delle parole, stralci di romanzi, poesie in cui queste appaiono e molto ancora.
Noi, chi? Chi ha composto questo dizionario?
Le redattrici della Franco Cesati Editore, un gruppo di persone che lavora ogni giorno su testi specialistici legati alla letteratura e alla linguistica italiane. Ci capita spesso di scovare parole perdute nei libri che correggiamo o in quelli che usiamo come fonte, per riscontrare citazioni, ma anche in quelli che leggiamo semplicemente per passione. Per mesi dunque abbiamo letto e corretto con un’attenzione speciale ai vocaboli più oscuri e meno sentiti, ma non ci siamo fermate qui: allo scorso Salone del Libro, armate di lavagna e forza di volontà, abbiamo dato inizio ad un’indagine che è proseguita nei mesi successivi, intervistando una lunga serie di persone per farci consegnare le loro “parole dimenticate”. Il dimenticatoio è diventato, così, un libro “collettivo” e a suo modo anche interattivo, visto che la lista di vocaboli che vale la pena di rispolverare è sterminata, e in continuo aggiornamento. Non è un caso che in fondo al libro abbiamo deciso di lasciare un po’ di spazio proprio per questo scopo: si chiama Il mio dimenticatoio, lo trovate a p. 216!
Dunque, cosa aspettarsi?
Uno spigliato vocabolarietto illustrato, da consultare, a cui attingere ogni giorno per arricchire il proprio lessico, ma anche per salvare una parola della nostra lingua, senza snobismi e col sorriso sulle labbra: perché celebrare la ricchezza dell’italiano citando solamente Dante e Manzoni (che comunque non mancano)? Così dunque il percorso diventa trasversale, come la criptolalia che parte da Burchiello e arriva al conte Mascetti di Ugo Tognazzi, o come il rampo di Capitan Uncino che si staglia tra le canne deflue di D’Annunzio… e chi impedisce al cittadinizzato Renato Pozzetto di imbattersi nei caffeioli Signorini, Fattori e Lega o nei nottivaghi di Montale?
Le illustrazioni sono di elinor marianne (www.elinormarianne.wordpress.com).
Sottotitolo: Dizionario delle parole perdute
Anno: 2016
Pagine: 224
Isbn: 978-88-7667-575-1
Edizione: 16°
Collana: Ciliegie