di Franco Cesati Editore
La testa e i piedi, le braccia aperte sono i “confini” di una persona, il suo perimetro; quello che c’è dentro – idee, storie, sentimenti, carattere, inclinazioni, sogni – la sua area.
Anche i libri sono fatti così: di perimetro, e di area. Di testa, piedi, braccia, e di quel che c’è dentro: il corpo. Anche i libri hanno anatomia e geometria.
“Testa” e “piede” sono le parole che si usano per circoscrivere lo spazio che un libro (ma anche una pagina) occupa: il punto in cui questo inizia e in cui finisce. Dentro, il “corpo”, fatto di tutte le pagine; più in profondità, il (corpo del) testo, gli organi – i capitoli, i paragrafi, le note, la bibliografia – che trovano linfa e ossigeno nel flusso di idee, e di parole. Intorno, a proteggere, una “coperta”: è la pelle di un libro. Porosa, lucida, spessa, fine, scura, avoriata.
Quando una mano apre un libro, lui apre le braccia: con il destro si presenta – è il “piatto anteriore” o “prima di copertina”; in poche righe dice chi è: nome, cognome, che cosa fa nella vita (il titolo), cosa sarebbe se fosse un’immagine. Chi è sua madre, la sua casa (editrice).
Con il braccio sinistro – il “piatto posteriore” o “quarta di copertina” – si svela. In qualche frase si lascia “sfuggire” un frammento di pensiero, di vissuto: è la quarta e la biografia dell’autore.
Spalle, busto, gambe fanno stare in piedi un uomo, una donna. Le spalle, il busto, le gambe di un libro sono il “dorso”, la sua schiena: rigida o flessibile, morbida; la sua costituzione fisica – esile, robusta. Ci dice quanto tempo dovremo dedicargli, e quanto spazio, anche se a volte riuscirà a ingannarci, come chi ha corpo minuto e mente acuta, profonda; come chi ha “nervo”. E anche i libri a volte ce l’hanno, lungo il dorso: una serie di cuciture in rilievo che somigliano a delle vertebre.
Altri tirano fuori l’“unghia”, e la coperta: fanno in modo che questa sporga di qualche millimetro rispetto al taglio delle pagine, per proteggerle.
Quando una mano apre un libro e lui le braccia, le prime pagine sono bianche – sono quelle “di rispetto” o “risguardo”: una pausa, un silenzio, prima che inizino le parole, che uniscono carattere (tipografico) a testa, piedi, corpo di chi le ha pensate, e scritte.
Anche i libri hanno anatomia e geometria. E per notarle ci vuole solo un po’ di rispetto, e di ri(s)guardo.